“Dietro le macerie”. Cosi i ragazzi del coordinamento provinciale di Libera Avellino hanno deciso di intitolare il dibattito sul terremoto del 1980, tenutosi presso il Circolo della stampa. Frugare gli anni del terremoto e in particolare quelli della ricostruzione, per la quale furono stanziati circa cinquanta miliardi, ha rappresentato una tappa fondamentale per la comunità irpina. La spinta più forte è provenuta dalla necessità di rimettere al centro dell’azione la memoria delle vittime, quelle della catastrofe naturale che sono state 2735, e quelle “ trasversali” che pur uscite indenni dai crolli, sono state travolte dalla macchina oscura della ricostruzione. Ad aprire la serata, la proiezione del documentario promosso da Franco Roberti, intitolato “ Le mani sul terremoto”, attraverso il quale è stato possibile anticipare i temi che di li a poco avrebbe esposto Emilia Noviello, giovane membro del coordinamento avellinese.
Dall’analisi attenta della relazione della Commissione parlamentare antimafia, approvata nel 1993, e dalle relazioni della Direzione investigativa antimafia, è stato possibile ricostruire gli anni del terremoto e quelli successivi della ricostruzione. Sin da subito è emerso che la ricostruzione avrebbe rappresentato il terreno fertile per la criminalità organizzata. Di fatti , proprio la relazione con le istituzioni , cui si sono affiancate le imprese colluse, ha consentito l’acquisizione di una grossa fetta di mercato , da parte della camorra.
Alla discussione hanno partecipato Annamaria Torre, figlia di Marcello Torre, ucciso l’11 dicembre 1980 e il vicesindaco al comune di Avellino, La Verde. La voce commossa di Annamaria, ha subito rapito l’attenzione della platea. La rabbia per una giustizia mai davvero compiuta, ha evidenziato le zone grigie di quegli anni. I ritardi delle indagini, la voce contro corrente di Marcello che sognava una Pagani libera e civile, l’assenza dello Stato che non ha saputo evitare una tragedia simile, sebbene lo stesso avvocato avesse manifestato timore per la sua incolumità fisica. La voce di Annamaria è quella di figlia, cui viene ingiustamente strappato via il papà, come ama chiamarlo lei; ma è quella di una donna che ha saputo mettere a servizio di tutti il suo dolore, attraverso l’azione forte e fraterna di Libera.
Le parole del vice sindaco, hanno rappresentato la testimonianza di un giovane ragazzo che quel terremoto l’ha vissuto e che ha visto, con la feroce industrializzazione, sfigurare il volto della sua amata terra. E’ proprio sulla scelta di politiche sbagliate che La Verde ha incalzato i toni, sottolineando il grosso errore delle istituzioni e delle imprese, di volere a tutti costi mutare la natura prettamente agricola dell’Irpinia.
A concludere la serata è stato il referente provinciale di Libera, Francesco Iandolo, che con vibrante attenzione nei toni, ha richiamato tutti alla necessità di raccontare e tramandare la vicenda del terremoto.” Sono i ragazzini ad averne bisogno, come noi, forse anche di più. E’ a loro che bisogna spiegare come mai, passeggiando per le strade, vi siano buchi improvvisi tra le costruzioni e palazzi ad altezze eterogenee e irregolari. E bisogna farlo perché quegli anni ci hanno cambiati, consapevoli o meno, e abbiamo oggi una grande responsabilità verso la nostra provincia.
Vogliamo che dell’Irpinia non si ricordino più vicende simili, ma che anche la nostra terra possa un giorno, magari a partire da questa sera, ricominciare a sperare”.