Per la prima volta il centro storico di Napoli ha accolto i campi di impegno e formazione promossi da libera contro le mafie. Rispettivamente dal 27 luglio al 2 agosto e dal 4 agosto al 10 agosto.
Un esempio di sinergia messo in campo dalla cooperativa sociale Tram e il presidio del centro storico di Napoli.
L’esperienza aveva come filo conduttore la MEMORIA. Una memoria viva e condivisa di una Napoli fatta di bellezza, contraddizioni, dolore, riscatto, anticorpi e che, soprattutto, rimettesse al centro le persone. Siamo partitə dalla realtà ospitante, il real albergo dei poveri, nello specifico il Kodakon testimonianza diretta di come i locali più fatiscenti dell'Albergo dei Poveri possano essere trasformati. Dal 1974 ad oggi, il Kodokan, è diventato un autentico punto di riferimento per tutti i progetti sportivi, sociali, culturali e sanitari. Un centro d'avanguardia, esempio e modello in Italia e in tutta Europa.
Insieme al presidio del centro storico abbiamo attraversato la città con la premessa di ricostruire e raccogliere le storie delle vittime innocenti, i loro nomi, per non dimenticare nessuno affinché diventino patrimonio collettivo dell’umanità. Le nostre tappe sono state luoghi che oggi sono simboli di impegno, rinascita.
Ad Annalisa Durante, Maikol Giuseppe Russo, Luigi Galletta, Genny Cesarano, Luigi Sequino, Paolo Castaldi, Giancarlo Siani, Ciro Colonna e tutte le vittime innocenti.
Partire dalle loro storie ha implicato fare i conti, inevitabilmente, non solo con la continuità della spietatezza e follia criminale e con il fattore età (essendo tutti giovanissimi) ma anche con il fatto che rappresentano una Napoli fatta di: centro, quartieri e periferia che coesistono in modo automatico, involontario, causale al fatto che esistono ma che forse non convivono.
Il concetto di periferia a Napoli, infatti, non è un concetto geografico ma sociale. Visitare il centro Ciro Colonna - organo vitale della nostra rete - conoscere l’impegno del presidio di libera a Ponticelli e delle realtà associative, come Terra di Confine, che vivono il centro è la nostra idea di convivenza, il nostro progetto sociale.
La socializzazione a cui aspiriamo si è fatta strada con il coinvolgimento di CuciNapoli est - cucina sociale situata all’interno del centro - e delle fantastiche donne che in queste due settimane hanno lavorato per assicurarci i pasti, tra cui anche le Kassandre.
È stato un piacere per le campiste e i campisti poterle incontrare e conoscere il loro smisurato impegno.
Grazie ai familiari delle vittime innocenti e alla loro testimonianza ci siamo connessə con il ricordo che, come dice la parola, chiama al cuore: è intimo, affettivo.
Un grazie speciale va a Rosaria Evangelista, Enzo Castaldi, ad Antonio Cesarano e ai familiari di Luigi Galletta che ci sollecitano ad un impegno: restituire dignità alla memoria, un discorso sul passato volto a costruire il futuro.
Costruire una memoria collettiva per noi ha significato anche collaborare con chi lavora per restituire pienezza di valore e coscienza a momenti e luoghi di una storia che appartiene a tutti noi. Ringraziamo l’associazione Napoli in vita e il progetto “La Casa del Rione Sanità. Racconti di orgoglio e giustizia sociale" che ci ha guidatə alla scoperta del Rione Sanità e dei luoghi legati alle storie e alla memoria degli abitanti. Proprio questi ultimi ci hanno accompagnato in un viaggio autentico per ricercare le bellezze, i contrasti, per conoscere le realtà associative quotidianamente attive sul territorio, per sfatare gli stereotipi.
A proposito di rete ringraziamo la cooperativa Less che ci ha accoltə a Casa De Fazio, bene confiscato alla camorra e ora gestito dalla Cooperativa. Un ulteriore esempio di impegno associativo e di come trasformare la memoria del passato in impegno civile.
Grazie anche a Riccardo Christian Falcone che, in particolare nella seconda settimana, nella sua formazione specifica riguardo i beni confiscati ha introdotto il loro riutilizzo.
E poi c’è Napoli con il suo mare. La nostra esperienza si è conclusa a Nisida, al centro diurno polifunzionale, dove i campisti e le campiste hanno conosciuto il progetto Amunì e la sua declinazione napoletana Jamm ja’ - il faraglione con cui collabora il presidio del centro storico. È un progetto rivolto ai ragazzi, tra i sedici e vent’anni, sottoposti a procedimento penale da parte dell’Autorità giudiziaria minorile e impegnati in un percorso di riparazione. La memoria è una delle direttrici del progetto e ha molto significato per noi l’approccio che viene utilizzato, ovvero il racconto di persone e non di comportamenti devianti.
Abbiamo avuto testimonianza del legame che intercorre tra Giustizia Minorile e Libera: un connubio inestricabile di opportunità, impegno, valori, significati, prospettive e tanta bellezza, tutti compresi in un sistema consolidato di risorse, ma soprattutto di persone, senza pregiudizi, con un’infinita passione per i ragazzi di questa città.