Al palazzo delle arti di Napoli il ricordo di Paolo Borsellino. E' Nino Daniele, assessore alla cultura del Comune di Napoli a fare gli onori di casa. Ricorda le migliaia di giovani visitatori che, dopo aver visitato la mostra su Andy Warhol, incrociavano nell'atrio la Mehari di Giancarlo Siani, leggevano i pannelli illustrativi e si precipitavano a fotografarsi in gruppo intorno a quell'automobile, che, silente, racconta tante storie. Dunque Arte, Cultura, Impegno, dialogo con le nuove generazioni. Luogo ideale dunque per sentire risuonare le parole di Paolo Borsellino: "Chi ha paura, muore ogni giorno; chi non ha paura muore una volta sola". Introdotto dalla visone del docufilm di Paolo Colangeli su "donne e mafie", il pomeriggio di giovedì 17 prosegue con l'omaggio al giudice "dagli occhi di miele" ed ai suoi angeli della scorta, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Claudio Traina, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli. Franco Malvano porta il saluto della Regione ed Alessandra Clemente quello dell'assessorato ai Giovani del Comune di Napoli. Giunge il messaggio di Carlo Alemi, già Presidente del Tribunale di Napoli e quello di Antonello Ardituro, nominato al CSM. Al magistrato Bruno D'Urso tocca il compito di fare il quadro complessivo di quegli anni tragici delle stragi di Palermo, di raccontare le inchieste, di chiarire significati e limiti della "trattativa Stato mafia". Interventi commossi e partecipati del questore, Guido Marino e del Comandante provinciale dei Carabinieri, Marco Minicucci, entrambi presenti in quel periodo nella Palermo, che seppe riscuotersi e ribellarsi all'oppressione mafiosa. Parlano sull'onda della bellissima pièce di "Kaosalchimia", presentata da Maurizio Marino. Suoni, immagini, citazioni fedeli di Paolo, Giovanni, Rita Atria. Interviene Rashid, giunto da Palermo, che dice di Libera e di Addiopizzo. Conclude don Tonino Palmese, a ricordare che a tutti spetta sapere "da che parte stare". Non una commemorazione, ma un monito all'impegno quotidiano anche per il riscatto della nostra bellissima ferita città, che deve sapere indignarsi di più, ribellare alla violenza, rivendicare un passato importante proiettandolo nel futuro migliore che le spetta, fatto appunto di cultura, di arte, di bellezza, da curare come un tesoro prezioso, di cittadinanza responsabile, grazie anche a tante associazioni attive e presenti, come quella intitolata ad Annalisa Durante, con il papà Giannino, al coordinamento dei familiari delle vittime, con Lorenzo Clemente, alla Fondazione Pol.i.s., rappresentata da Enrico Tedesco, alla Federazione Antiracket, con Vittorio Ciccarelli, alla scuola, con la preside Marisa Pangia.
Geppino Fiorenza