Trentaquattro anni fa, il 7 novembre veniva barabaramente ucciso Mimmo Beneventano. L'immenso amore per i territori che ha vissuto, per il suo lavoro di medico, l'impegno politico che ci insegna che non tutta la politica è marcia, le sue posie sono ancora vivi negli occhi dei familiari e di tutte le persone che conoscono la sua storia. Quell'amore intenso per i luoghi di nascita e di vita oggi rappresentano il più alto esempio per tutti quei giovani che preferiscono, nonostante tutto, non abbandonare i propri territori per impegnarsi attivamente contro le mafie e contro tutti coloro che con comportamenti onnivori fanno soccombere le nostre città sotto cumuli di spazzatura e di cemento.
La storia di Mimmo ci parla di impegno ma anche della necessità di prendersi cura degli altri, come faceva lui nel ruolo di medico. Mai arrogante la cura migliore era quella di stare vicino alle persone, di combattere le solitudini oltre che le malattie.
Il sacrificio di Beneventano vale solo se siamo capaci di prenderci cura dei nostri territori e delle persone che li abitano, degli "ultimi" e dei più deboli. Custodiamo gelosamente i suoi insegnamenti usando le sue parole "Questo perchè sempre in quest'esilio, ciascuno si troverà ancor sempre, ad avere, solo e soltanto quel che avrà donato".